Serigrafia 50×43 in foglio 50×70
1995
Gian Maria Ciferri è nato a Sondrio nel 1925. A partire dal 1969 con la partecipazione a mostre in Italia, in Germania ed in Svizzera cresce la sua notorietà. Oggi le sue opere sono esposte in molte famose collezioni internazionali in Europa ed in America.
[…] Nelle opere di Ciferri le immagini sono da una parte modelli idealizzati, ideali nel senso del classicismo, d’altra parte contemporaneamente nella loro idealizzazione affermano l’individualità e non scadono in tipologia.
E ciò, sia che rappresentino un paesaggio e la sua atmosfera, sia che concretizzino l’unicità, all’interno della propria storia familiare, della persona ritratta.
Ciferri nei suoi dipinti raffigura gli occhi come “specchio dell’anima”: spesso ricorrono elementi delle iconografie greche delle origini, specialmente nei ritratti con un occhio vedente e uno cieco. […] Dove nella pittura si afferma il primato dell’essenzialità o di un’idea, questo ideale, e non la sua realizzazione, diventa centrale. Ciferri afferma nella sua opera, andando contro le molte tendenze dell’epoca una componente fondamentale della vita e del sentimento, una “conditio humana” che è credibile finché artisti e pubblico saranno capaci di percepirla e viverla”.
“il mondo della realtà, quello della cultura, quello del ricordo danno vita ad un paesaggio incantato, che vive sia la dimensione della bidimensionalità, cercata nel sogno, sia quella del volume, cercata dalla pittura colta, che fa suoi i riferimenti che si indicava. E’ nella cultura della memoria tutto appiattire in una dimensione epidermica, mentre fu del realismo tra le due guerre recuperare il valore plastico di un Cézanne, per ridar corpo e sostanza alle cose; tanté che nel paesaggio indicato anche le nubi hanno un loro spessore, una loro presenzialità corporea”.
Estratto da testi di Klaus Mielich e Mauro Corradini