Tecnica mista su tela 70×100
1996
Franco Migliaccio nasce a Tropea nel 1947. Diplomato all’accademia di Belle Arti di Brera, svolge attività di pittore, docente e critico d’arte. “Cascine di un tempo passato e, sulla strada dell’aia, i segni delle ruote e l’erba, vita che si rinnova accanto a vecchie costruzioni in disfacimento. Il rosso di un tramonto nel grigio delle fabbriche, nel grigio dell’alienazione. E nella materia che da corpo vive l’autore; lì nasce lo stato d’animo. Franco Migliaccio nelle sue opere da spazio ad un tempo che muta, da tempo ad uno spazio che si rinnova sulle macerie del passato, sulle carcasse delle vecchie poltrone (simbolo di raccoglimento, di intimità familiare) abbandonate nelle discariche. Nelle vecchie cascine il tempo è trascorso, nello sguardo di qualcuno permane la memoria mentre siamo in movimento tutti giorni, alla rincorsa di un tempo veloce che, pur essendo moderno, oggi è già passato. Il contemporaneo rischia di dimenticare il proprio vissuto, il moderno soppianta ogni istante il moderno a tal punto da apparire già passato, perché sembra forse già esaurito. Ma è invero nel passato che si rinnova e si impara la dignità del proprio essere. Memoria, quindi, e cultura. Memoria come possibilità per la cultura. L’autore dipinge moderne città raccontando la magia della fecondazione tra passato e presente e nei silenzi di questi paesaggi, la prospettiva classica riemerge prepotentemente come il sentirsi, in qualche modo, figlio di un tempo che rintraccia la poesia nell’immagine intima di un’archeologia urbana e industriale, fatta di grigi che si scaldano in colore. E’ questa una pittura che si plasma dove ha fine la fotografia. l dettagli iperrealisti riemergono insistenti, a testimoniare le precedenti esperienze pittoriche. Le opere prendono in effetti origine dalla fotografia, tuttavia non si può dire che siano delle istantanee, almeno non nell’effetto finale”.
Estratto del testo di Sonia Paini